Lettera della Befana alla Signora Marchesa Roberti, scritta a Recanati in occasione dell'Epifania del 1810 [?].
Carissima Signora.
Giacchè mi trovo in viaggio
volevo fare una visita a Voi e a tutti li Signori Ragazzi della Vostra
Conversazione, ma la Neve mi ha rotto le tappe e non mi posso trattenere. Ho
pensato dunque di fermarmi un momento per fare la Piscia nel vostro Portone, e
poi tirare avanti il mio viaggio. Bensì vi mando certe bagattelle per cotesti
figliuoli, acciocchè siano buoni ma ditegli che se sentirò cattive relazioni di
loro, quest'altro Anno gli porterò un po' di Merda. Veramente io volevo destinare
a ognuno il suo regalo, per esempio a chi un corno, a chi un altro, ma ho
temuto di dimostrare parzialità, e che quello il quale avesse li corni curti
invidiasse li corni lunghi. Ho pensato dunque di rimettere le cose alla
ventura, e farete così. Dentro l'anessa cartina trovarete tanti biglietti con
altrettanti Numeri. Mettete tutti questi biglietti dentro un Orinale, e
mischiateli bene bene con le vostre mani. Poi ognuno pigli il suo biglietto, e
veda il suo numero. Poi con l'anessa chiave aprite il Baulle. Prima di tutto ci
trovarete certa cosetta da godere in comune e credo che cotesti Signori la
gradiranno perchè sono un branco di ghiotti. Poi ci trovarete tutti li corni
segnati col rispettivo numero. Ognuno pigli il suo, e vada in pace. Chi non è contento
del Corno che gli tocca faccia a baratto con li Corni delli Compagni. Se
avvanza qualche corno lo riprenderò al mio ritorno. Un altr'Anno poi si vedrà
di far meglio. Voi poi Signora Carissima avvertite in tutto quest'Anno di
trattare bene cotesti Signori, non solo col Caffè chè già si intende, ma ancora
con Pasticci, Crostate, Cialde, Cialdoni, ed altri regali, e non siate stitica,
e non vi fate pregare, perchè chi vuole la conversazione deve allargare la
mano, e se darete un Pasticcio per sera sarete meglio lodata, e la vostra
Conversazione si chiamarà la Conversazione del Pasticcio. Fra tanto state
allegri, e andate tutti dove io vi mando, e restateci finchè non torno ghiotti,
indiscreti, somari scrocconi dal primo fino all'ultimo.
La Befana.
Lettera 2 dell'Epistolario, in G. L., Tutte le poesie, tutte le prose e lo Zibaldone, a cura di Emanuele Trevi e Lucio Felice, Roma, Newton & Compton, 2010.
Commenta Il Pastore Errante
Varie
le ragioni per cui si è scelto di inaugurare lo spazio dedicato a La
posta di Giacomo con una lettera in cui il Nostro si finge
nientepopodimeno che la simpatica vecchina armata di dolci, carbone
(dispensati a seconda della condotta del bimbo interessato) e legnose
ramazze volanti. Innanzitutto, quasi scontato ma non per questo meno
importante, l'apertura di questa rubrica e di questo giornalino nel
periodo delle festività natalizie, e a cavallo del nuovo anno: quale
migliore augurio per un'esperienza fortunata, pur con buona pace del
nostro Giacomo e del suo «passeggere»?
La
seconda ragione è forse all'apparenza ancora più ovvia,
considerando la posizione incipitaria della lettera in questione nel
vastissimo Epistolario
del Nostro. E sembra quasi di vederlo, vispo dodicenne nell'Epifania
del 1810, buttare giù con un sorrisetto compiaciuto questa
lettera-scherzo destinata alla marchesa Volumnia Roberti, amica di
famiglia; più o meno con lo stesso spirito immaginativo e creativo
con cui inventava giochi ispirati alle gloriose battaglie di una Roma
che fu, dirigendo l'azione ludico-scenica con la foga del bambino che
per primo ha proposto il «giochiamo a fare finta che... ?».
Chiaro
che la lettera cosiddetta «della Befana» è ancora il prodotto di
un'immaginazione infantile: spia ne è quel certo gusto per il
turpiloquio, che probabilmente aveva portato il Nostro a scrivere la
parola «Merda» compiacendosi di aver sfrontatamente infranto un
piccolo divieto. Tuttavia, in questo scritto che è a tutti gli
effetti uno scherzo, e parte di un gioco, è già possibile
individuare qualche spia del futuro, ironico Leopardi, della sua
capacità di far parlare personaggi di fantasia, della sua volontà
di far ridere e sorridere di un mondo di «ghiotti, indiscreti,
somari scrocconi dal primo fino all'ultimo».
Probabile
che la lettera non sia mai stata recapitata alla diretta interessata,
conservata com'è tra le carte dell'Archivio Leopardi. Peccato per la
marchesa Roberti, che non ha forse avuto occasione di avviare le
Conversazioni «del Pasticcio» regalando dolciumi, «Crostate,
Cialde, Cialdoni». Noi, per quel che ci riguarda, possiamo solo
augurarci il passaggio di una Befana un po' meno disinibita di quella
animata dal Giacomo fanciullo, ma anche (perché no?) allo stesso
modo politicamente scorretta.